Un recente studio internazionale rivela un messaggio chiaro da parte del mondo imprenditoriale: le energie rinnovabili non sono più un’opzione futura, ma una necessità immediata. In Italia, quasi la totalità delle aziende considera cruciale l’accesso a fonti rinnovabili nella valutazione dei propri investimenti.
Transizione energetica: la visione delle imprese
Secondo un sondaggio condotto a livello globale tra oltre 1.500 CEO e dirigenti di medie e grandi aziende in 15 paesi, tra cui l’Italia, il sostegno all’abbandono del carbone e degli altri combustibili fossili è quasi unanime. Il 97% degli intervistati si è espresso a favore di una transizione energetica più rapida e orientata alle fonti pulite, con il 78% che auspica un sistema elettrico basato sulle rinnovabili entro il 2035 o prima.
Il punto di vista italiano
Nel nostro Paese, i dati sono ancora più netti: il 98% dei dirigenti italiani considera le fonti rinnovabili come un fattore prioritario per le scelte di investimento, mentre l’80% vorrebbe un passaggio definitivo a una rete elettrica verde entro il 2035. Solo il 2% dell’energia elettrica nazionale oggi deriva dal carbone, destinato ad essere eliminato completamente entro il 2025, ad eccezione della Sardegna.
Le imprese spingono per il cambiamento
Il report evidenzia che oltre la metà delle imprese sarebbe disposta a trasferire operazioni e catene di fornitura in Paesi che offrono maggiore accesso alle rinnovabili. Le aziende vedono nelle fonti verdi non solo un’opportunità ambientale, ma anche una leva per crescita economica (lo afferma il 77%) e nuova occupazione (secondo il 75%).
Gas fossile e carbone: non più centrali
Molta attenzione è rivolta alla necessità di superare anche il gas fossile: due terzi dei dirigenti preferirebbero passare direttamente alle rinnovabili, senza investire in nuove infrastrutture a gas. Un orientamento condiviso anche in paesi tradizionalmente dipendenti dal gas come l’Italia.
In merito al carbone, il 43% delle aziende intervistate prevede di abbandonarlo entro il 2030, mentre un ulteriore 27% punta a farlo entro il 2035. L’87% chiede ai governi di porre fine all’uso di elettricità prodotta da carbone nel prossimo decennio.
L’appello alle istituzioni
Nonostante il forte sostegno del settore privato, molti governi – Italia compresa – non hanno ancora definito piani chiari e coerenti con queste aspettative. In particolare, il 76% dei manager italiani vorrebbe che gli investimenti futuri del governo si orientassero più sulle rinnovabili che sul gas. E una quota ancora più ampia (86%) auspica che, dopo l’eliminazione del carbone, anche la parte di elettricità oggi ancora prodotta con fonti fossili venga completamente sostituita da energia pulita.
Rinnovabili, competitività e qualità della vita
Le rinnovabili non rappresentano solo un’opportunità per l’ambiente. Per il 52% dei dirigenti italiani esse sono legate direttamente alla competitività e alla produttività del Paese, mentre il 64% le vede come uno strumento efficace per ridurre i rischi legati al cambiamento climatico e agli shock sui prezzi dell’energia.
Questo orientamento è perfettamente in linea con l’opinione pubblica: secondo una precedente indagine della Banca Europea per gli Investimenti, il 75% degli italiani ritiene che le energie rinnovabili miglioreranno la qualità della vita, una percentuale superiore alla media europea.
Un segnale chiaro anche sui sussidi
Infine, le aziende chiedono al governo di dare un segnale concreto. Il 44% dei dirigenti propone di destinare i sussidi oggi destinati ai combustibili fossili verso fonti rinnovabili. Una scelta necessaria anche per accedere pienamente ai fondi europei, come il programma NextGenerationEU, che impone all’Italia di ridurre i sussidi dannosi per l’ambiente di almeno 2 miliardi di euro.